Noi le cantiamo, voi le cantate. Noi le ascoltiamo, voi le ascoltate. Le cantano i cinquantenni e le cantano i ragazzini. Si ascoltano in macchina, le diffondono gli altoparlanti dei grandi magazzini. Le hanno incise jazzisti e rocchettari, giovani e vecchi, cantautori impegnati e cantanti disimpegnati, amici e nemici. Ma ognuno di noi ha, di ognuna delle canzoni di Lucio Battisti, un ricordo personale, una frase, un tormentone, un riff, che è rimasto ancorato nel cuore e nell'anima, nel codice genetico e nel cervello, nella penna e nella chitarra, nei pensieri e nelle parole. A volte è un attacco folgorante, un'intuizione geniale, a volte è una frase nascosta nei volteggi, melodici o ritmici, ma quasi sempre c'è quel "qualcosa" che si fa ricordare.
(Da "EMOZIONI" di Tullio Lauro e Leo Turrini)
Le Biciclette abbandonate sopra il prato e poi noi due distesi all'ombra | Anche per te vorrei morire ed io morir non so | All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli | Siediti quì accanto anima mia ed abbandona la tua gelosia se puoi | Scusa è tardi e penso a te ti accompagno e penso a te non son stato divertente e penso a te | Dolce compagna che non sai dove andare ma sai che ovunque andrai al fianco tuo mi avrai se tu lo vuoi | La luce si diffonde ed io questo odore di funghi faccio mio | Ma credi che qualcuno possa darti amore se dell'amore suo non è padrone | Quando lei se ne andò per esempio trasformai la mia casa in un tempio | Le rughe han troppi secoli oramai truccarle non si può più | Ma non ti accorgi che è solo la paura che inquina e uccide i sentimenti | La gioia della vita la vita dentro gli occhi dei bambini | Disperazione e gioia mia sarò ancora tuo sperando che non sia follia | Respirandomi ti vesti e sorridendo corri e poi sei fuori | Ma mi domando come può il mio destino fare in modo che sarò di un'altra donna | È meglio che rimani quì a far l'amore insieme a me | Basta guardarsi e poi avvicinarsi un pò e non lasciarsi mai impaurire no | Quel gran genio del mio amico con le mani sporche d'olio capirebbe molto meglio meglio certo di buttare riparare | Io giocavo a pallone sono il solito scarpone ma ancora gioco | Sto odiando questa strada che mi separa da te | L'eccitazione è un sintomo d'amore al quale non sappiamo rinunciare | E restar due giorni a letto non andar più via | Sogno al mio risveglio di trovarti accanto intatta con le stesse mutandine rosa | Ma il sentimento era già un pò troppo denso e son restato | Seduto in quel caffè io non pensavo a te | Che anno è che giorno è questo è il tempo di vivere con te | E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte | Nel mio silenzio anche un sorriso può fare rumore | Ti telefono se vuoi non so ancora se c'è lui | Stasera arriva qualcuno sorrido intanto che fumo | Se corro ce la farò che strada prendo non sò | Io e te nodo nell'anima stesso desiderio di morire e poi rivivere | Dimmi tu chi sei di che paese sei quanto ha camminato e cosa hai fatto | Son le cose che pensano ed hanno di te sentimento | Dopo di noi diluvierà | Da un chilo di affetti un etto di marmellata | E poi il discorso prende una piega architettonica nell'aria con le mani | Dici che non capisci ma io so che tutti capiscono tutto | Non bisogna avere pazienza ma accampare pretese intorno a noi | D'altronde d'altro canto a volte essere nemici facilita piacersi è così inutile | Un affetto non si prova s'indossa direttamente."