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LUCIO BATTISTI | LA CANZONE DEL SOLE Discografia commentata di Luciano Ceri

Aggiornamento: 25 apr 2022



La grande attesa del pubblico, della stampa e del mondo discografico alla fine venne premiata, e la Numero Uno dette finalmente alle stampe il nuovo singolo di Battisti. Al posto della vecchia e storica etichetta nero-arancione della Ricordi compariva il nuovo marchio discografico disegnato da Guido Crepax, verde con il numero 1 bianco su campo arancione, che accompagnerà tutte le future incisioni di Battisti fino al 1990.

La canzone del sole rappresenta uno dei punti più alti della collaborazione tra Battisti e Mogol, con un'aderenza così profonda tra musica e testo che ancora una volta stupiva per la qualità del risultato finale e che sembrava veramente rimandare ad un solo autore.


Battisti sceglieva la strada più difficile, quello della semplicità, utilizzando soltanto tre accordi per tutta la durata (5' e 23") della canzone, e scrivendo tre differenti linee melodiche, due parti per la strofa ed una per l'inciso, ed una quarta destinata soltanto alle battute conclusive del canto. Ma in realtà le linee melodiche sono di più, se contiamo anche la parte dei violini e le piccole variazioni all'interno delle varie parti previste per il canto: come al solito Battisti non si risparmiava, quando si trattava di arricchire una sua composizione.

Quello che ne veniva fuori era una delle più riuscite e straordinarie composizioni di musica popolare, che il pubblico premiò immediatamente con un successo che dura ancora e che è entrata a far parte del patrimonio collettivo della nostra cultura, al di là degli stretti limiti entro i quali è sempre stata rinchiusa nel nostro Paese - e lo è ancora - la musica leggera in generale.

Un amore adolescenziale rivissuto con molta tenerezza nel ricordo e il nuovo incontro dei due amanti di un tempo sono al centro del testo che Mogol costruisce molto abilmente, alternando dei flash-back narrativi alle considerazioni del momento del protagonista, per concludere con la strofa finale dove musica e testo riescono a trasmettere con molta efficacia la solarità di tutta la composizione. Senza dimenticare la grande eleganza melodica della partitura che Gian Piero Reverberi scrive per la sezione d'archi nell'intermezzo strumentale della canzone, che diventa a tutti gli effetti (come era già accaduto per la partitura per i fiati in E penso a te nella versione di Bruno Lauzi) parte integrante della melodia.


Mogol: "La canzone del sole fu ispirata da una bambina che abitava di fianco a casa mia, in via Clericetti a Milano, una fanciulla bionda di un anno o due più grande di me con la quale sono cresciuto fino a circa dieci anni. Immagino di incontrarla da grande e ricordo "le bionde trecce, le tue calzette rosse" e i primi tentativi di sesso, primi approcci di due persone assolutamente ingenue che non sanno nemmeno come si fa e che comunque hanno questa grande curiosità per il proibito, questo tentativo di ispezionarsi, con le paure tipiche infantili. Improvvisamente c'è il richiamo ad una realtà odierna con la gelosia che subentra nel bambino diventato adulto, ma che ancora vede la sessualità come qualcosa di oscuro, come un mare nero. Il mare nero è l'inquinamento che comincia la sua opera di distruzione, è il dispiacere per il degrado che cresce con l'età e che porta anche a queste forme di estremo possesso, e perciò si fanno tante domande inutili, per una forma di autodifesa. C'è un flash-back che riporta a un periodo in cui tutto era trasparente, contrapposto all'inquinamento provocato dalla perdita dell'innocenza. [...] Le ombre e i fantasmi della notte quando c'è la luce si trasformano, e tutto quello che sembrava un incubo e sapeva di mostri e di incertezze alla fine assume sembianze chiare e limpide. Le storie sentimentali che lei aveva vissuto non sono più viste come cose negative, ma solo come frutto di interpretazioni, fuorviate dall'unico vero sentimento forte e difficilmente accettabile: l'abbandono dell'adolescenza".


(Luciano Ceri "Pensieri e parole, Lucio Battisti una discografia commentata" Edizione 2008)



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